Sono serviti i supplementari di gara-5, ma alla fine l’HC Milano House@Quanta ce l’ha fatta e si è laureata campione d’Italia di hockey inline 2024 per l’undicesima volta nella sua storia, a due anni di distanza dall’ultimo Scudetto conquistato: «Una serie massacrante, durissima, oltre ogni aspettativa di inizio stagione. - ammette Riki Tessari, coach e presidente del club - Quando c’è una sorta di abitudine al successo, trovarsi di fronte a così tante difficoltà non è semplice. Merito ovviamente degli Asiago Vipers, che sono cresciuti moltissimo. Certo, quando hai certi giocatori di qualità in rosa speri di non dover andare incontro a grosse difficolta. Ma, ribadisco, complimenti ad Asiago, che già nel match di inizio stagione di Supercoppa aveva fatto capire che con loro sarebbe stata sempre più dura».

Tessari, merito loro o demerito vostro?

«Onestamente è molto merito loro, si sono conquistati questo palcoscenico lavorando; noi non abbiamo demeriti, anzi. Siamo riusciti a tenere alta la fame di successi di molti campioni già abituati alla vittoria; nel nostro roster ci sono campioni d’Itala, d’Europa, del mondo... centinaia di titoli in campo. L’impegno era tenere alta la voglia e l’attenzione e ci siamo riusciti, con gare combattutissime».

Tutte sfide rocambolesche e di altissimo livello...

«Vero. Dove, anche se arrivi preparato, rischi sempre. Ma siamo riusciti a difenderci. Loro, comunque, non avrebbero demeritato in caso di vittoria».

Dopo Vicenza, Asiago. Nuova squadra di livello, questo può aiutare il movimento dell’hockey inline?

«Asiago è da diversi anni che si sta avvicinando a livelli alti, ma una grossa mano l'hanno data i ragazzi arrivati da Vicenza. Certo, una terza squadra di alto livello può aiutare, alla luce anche del fatto che Vicenza l’anno prossimo ci sarà e vorrà tornare a fare la voce grossa; purtroppo, però, è ancora troppo poco se parliamo di movimento».

Di certo si sono viste delle mancanze importanti a livello organizzativo, soprattutto nel settore arbitrale...

«Certo. È emerso in maniera palese che nel sistema di gestione del servizio arbitrale è necessario ragionare su come aiutarli, gli arbitri. Questo è compito della FISR, che secondo noi dovrebbe ragionare sull’utilizzo della tecnologia, come fanno tutti gli sport di squadra ormai. Non può non essere presa in considerazione».

Voi avete vissuto diverse situazioni al limite...

«Sono da citare almeno tre episodi. Quanto accaduto nella finale di Coppa Italia femminile è clamoroso ed è sotto gli occhi di tutti; poi nella finale scudetto maschile, in gara-2 ad Asiago, ci sono state due contestazioni. Una per un gol a favore di Asiago, dove ci siamo tutti sgolati nonostante, rivedendolo, alla fine il gol fosse giustamente a favore di Asiago; un altro episodio a nostro favore invece, un gol non dato che, sul 4-2 per loro a due minuti dal termine del match, ci avrebbe riportato sotto ad una sola rete di scarto. E chissà, magari le cose sarebbero andate diversamente... ma la stessa cosa è successa anche in gara-5 sull’1-0 per noi, con un tiro di Ferrari che sarebbe stato nettamente gol se solo la porta non si fosse spostata, come avviene naturalmente in questo sport, per un movimento del portiere. E anche qui la decisione dell’arbitro non è stata corretta».

Dunque, cosa si potrebbe fare?

«Il sistema arbitrale va aiutato con lo strumento tecnologico, per tutelare le loro scelte, la loro buona fede e il loro lavoro. Basterebbe un Instant review per parte a partita, solo per definire il gol-non gol. Gara-2 e Gara-5 della serie finale Scudetto, così, potevano cambiare totalmente».

Torniamo ai campioni d’Italia. E ora, quale futuro per Milano?

«Difficile da predire ad oggi il prossimo futuro; di certo la volontà è garantire una continuità importante alla società, che non deve essere per forza costellata da vittorie, ma che abbia sempre e comunque una buona programmazione, fatta di investimenti, progetti e lavoro che partano dal basso, dalle giovanili. Ma il prossimo passo sarà sicuramente la festa di fine anno (ride, ndr), poi vedremo».

E il mercato?

«Purtroppo dobbiamo registrare la volontà di Emanuele Banchero di smettere; sostituire una pedina così non è facile per una serie di motivi; è un pezzo da 90, ci sarà da fare un bel lavoro. Le uscite sono spesso lato stranieri, c’è sempre un turnover per tanti motivi. Lato giocatori italiani, invece, spero nella riconferma di tutti. Poi faremo tutti i nostri ragionamenti del caso e vedremo».