Ottava stagione da allenatore, con 191 “panchine” all’attivo, dopo 14 stagioni e 441 presenze sul campo. Marco Fraschetti è uno dei fedelissimi in assoluto del Milano, società in cui è cresciuto, ha giocato per tanti anni ed è diventato manager, conquistando una promozione in B e due in A.

L’ultima delle quali con un ruolino spettacolare, fatto di 4 sole sconfitte in tutta la stagione e di 27 vittorie, delle quali le ultime 15 consecutive con cui si presenta al via della nuova stagione. Otto anni alla guida del Milano gli consentono di agganciare un suo maestro come Mauro Mazzotti, mentre tra poche partite potrebbe diventare il quarto allenatore in assoluto nella storia del Milano, superando il suo attuale direttore tecnico Raoul Pasotto.

Marco Fraschetti è chiamato a cancellare quella stagione negativa del 2021 in cui il Milano ritrovò la massima serie dopo più di vent’anni, ma finì mestamente subito retrocesso di nuovo in serie B. “Per noi sarà una stagione stimolante: torniamo in serie A dopo tre anni, vogliamo rimetterci alla prova e capire che cosa è cambiato nel frattempo. Partendo però dal presupposto che per noi deve essere una stagione divertente e di crescita. Questo deve essere il nostro obbiettivo principale”.

Il manager rossoblù è anche soddisfatto della squadra che ha a disposizione: “E’ la squadra che volevo, perché credo che il senso di appartenenza al club di molti di questi giocatori sia importante e sarebbe stato stupido riempire la squadra con troppi stranieri. Quindi sono molto contento di quello che ho e sono molto contento dei nuovi innesti che sono ragazzi giovani e di prospettiva. Sarà importante metterci alla prova con il roster che abbiamo”.

Rispetto all’ultima stagione in serie A, è un Milano che ha accresciuto la propria esperienza: “E’ indubbio – conferma Fraschetti -. Credo che l’anno scorso, pur in un campionato di categoria, abbiamo fatto molto bene e siamo cresciuti soprattutto dal punto di vista mentale. Adesso dobbiamo cercare di portare questa cosa a un livello più alto e la consapevolezza che avevamo l’anno scorso non dobbiamo abbandonarla. Anzi, dovremo metterla in campo anche quest’anno”.

Parlando del monte di lancio, Fraschetti si dice molto ben impressionato da Randy Cueto, il nuovo pitcher cubano: “L’ho visto bene in queste prime amichevoli. E’ chiaro che il paragone con Francisco Carrillo, il pitcher straniero della nostra ultima serie A, non è fattibile, perché il venezuelano era un lanciatore di grande esperienza, che fece molto bene con noi. Però io ho molta fiducia anche in Randy: è chiaro che la rotazione sarà un pochino diversa rispetto a quello che avevamo fatto con Carrillo, però sono fiducioso e credo che possa fare bene per quello che abbiamo visto fino ad ora”.

La formula del campionato invece non convince per niente il manager rossoblù: “È una formula che non è commentabile, credo che sia lontana da ogni logica. E credo che sia così per tutti: giochiamo una prima fase che per la maggior parte delle squadre non conta niente, però deve servire almeno per adattarci al nuovo livello in cui vogliamo fare sempre meglio. Nel nostro girone sulla carta il Collecchio, per esperienza e un per la squadra che ha strutturato, mi sembra un po’ sopra le altre, però tutto sommato vedo un gruppo molto equilibrato. Alla fine la differenza la faranno soprattutto i lanciatori e credo che tutte le squadre siano bene attrezzate”.

Infine chiude sullo stato di salute del Milano: “Penso che la battuta sia il settore in cui dovremo lavorare di più, perché ci sarà un salto di qualità importante, però credo che la squadra sia pronta per fare delle buone cose anche nel box. Dobbiamo pensare a mettere in campo il baseball che sappiamo fare, quello che abbiamo giocato fino ad ora, ed essere sereni sotto questo punto di vista”.

Non resta che aspettare domenica per il primo test con il Collecchio, subito molto impegnativo: “Chiederò ai ragazzi di giocare sereni e di divertirsi, perché arriviamo da un inverno in cui abbiamo lavorato molto bene, molto duramente. Adesso è il momento di sgombrare un po’ la testa e di giocare. Perché solo giocando in questo modo possiamo pensare di raggiungere gli obbiettivi che ci siamo prefissati”.