L'arena civica Gianni Brera o solo Arena, è un impianto sportivo polifunzionale di Milano. Inaugurato il 17 dicembre 1807 come Anfiteatro, nel 1870 divenne Arena Civica dopo essere passato al Comune di Milano. Nel 2002 l'Arena fu intitolata alla memoria di Gianni Brera, giornalista e scrittore, scomparso dieci anni prima.

L’impianto sportivo dispone di una pista sintetica di atletica leggera di 400 m a 8 corsie, con deviazione 3 000 siepi; due pedane per il salto con l'asta; due pedane per il salto in alto; due pedane per il salto in lungo e il triplo;
una pedana per il lancio del giavellotto; una pedana per il getto del peso;
una pedana per il lancio del disco e del martello; un'area di riscaldamento, in corrispondenza di una delle due curve della pista di atletica; un terreno da gioco per calcio, football americano e rugby; due palestrine per corsi di preparazione.

La storia dell'Arena Civica di Milano

 

Nel 1805 la Commissione di Pubblico Ornato, nell'ambito di un ampio progetto di ristrutturazione dell'area, commissionò all'architetto Luigi Canonica la realizzazione di un grande edificio civico per le feste, gli spettacoli e le celebrazioni. Il progetto sarebbe andato a colmare parzialmente il vuoto lasciato dalla demolizione delle fortificazioni spagnole che avevano circondato il nucleo rinascimentale del Castello Sforzesco, sino agli abbattimenti ordinati da Napoleone nel 1800. Una prima proposta, quella dell'Antolini, era stata bocciata già dal 1801 dal Bonaparte, perché troppo costosa e sostituita da una, ben più modesta, disegnata dal Canonica.

 

Per l'edificio fu scelta la forma dell'anfiteatro, come richiamo alla tradizione imperiale romana, a cui Napoleone esplicitamente si richiamava. Canonica disegnò ispirandosi al circo di Massenzio, situato fuori Roma sulla via Appia Antica. L'impianto aveva forma ellittica, con una lunghezza complessiva di 238 metri e una larghezza di 116 e poteva contenere fino a 30.000 spettatori, ovvero poco meno di un quarto dell'intera popolazione di Milano dell'epoca. La tribuna d'onore progettata dal Canonica, chiamata Palazzina Appiani, ha dal lato dell'anfiteatro una struttura che richiamava quella tipica dei templi greci in antis con i due pilastri quadrangolari, posti agli estremi della facciata, tra i quali vi erano le colonne; queste però non erano due, come da tradizione, ma otto. Particolare imponenza fu riservata alla realizzazione del pulvinare, il palco dove sedeva il monarca, e della porta principale. Per la costruzione furono impiegate le pietre ricavate dalla demolizione delle fortificazioni spagnole del Castello Sforzesco e gli avanzi del castello di Trezzo sull'Adda, cosicché la struttura venne realizzata interamente in pietra viva.