Anni pionieristici, quelli trascorsi a Telemontecarlo. Quando ancora lo star system non aveva reso difficili e complicati i rapporti tra giornalisti e campioni dello sport. Anni che spezzarono il monopolio Rai nella trasmissione dei grandi eventi sportivi ed introdussero la rivoluzione, oggi consuetudine, della doppia voce nel corso della telecronaca. Un modo diverso, totalmente innovativo, di raccontare lo sport in televisione, dai Mondiali di calcio alle Olimpiadi. Nel ripercorrere quegli anni, tra aneddoti e curiosità, Massimo Caputi (autore di "Te le ricordi le telecronache di Caputi e Bulgarelli?". Santelli Editore) ripercorre il suo percorso professionale. Fatto di momenti straordinari, a volte anche drammatici, vissuti con altrettanto straordinari compagni di viaggio, da Josè Altafini a Massimo Bulgarelli e Gianni Di Marzio. Di seguito, l’intervista.

A prescindere dall'evento, quello che sai fare te lo porti dietro

Quello che sai fare come telecronista, te lo riporti dietro anche se cambia la disciplina sportiva che devi raccontare – afferma Massimo Caputi, autore di "Te le ricordi le telecronache di Caputi e Bulgarelli?"- Ho avuto la fortuna di commentare eventi molto diversi tra loro, tutti mi hanno dato una emozione particolare. Mentre racconti una Olimpiade ti trovi ad avere più discipline sportive, protagonisti diversi e soprattutto storie di atleti ed eventi che da una Olimpiade all’altra non hanno la stressa eco che ha invece il calcio. Il calcio vive di una narrazione quotidiana che si sublima, ogni quattro anni, nei Campionati del Mondo. Senza dubbio il calcio è la mia vita, ma l’Olimpiade ti da la dimensione dello sport nella sua interezza”

Quello che cambia è l'atmosfera

Lo spirito, la preparazione, la narrazione, la tecnica rimangono comunque sempre gli stessi - prosegue l’ex commentatore - Quello che cambia è l’atmosfera che circonda ogni singolo evento sportivo” Come successe per le Olimpiadi ‘92. “In quella occasione, vennero raccontate in un modo diverso rispetto a quanto eravamo allora abituati in Italia. Furono una sorta di start up di un nuovo stile narrativo, attraverso molti canali con ripetuti flash e commenti fatti al volo con le notizie che avevamo a disposizione”

Ricordi da brividi

I ricordi affiorano, le emozioni sono ancora vive. “La prima volta che sono andato allo Stadio di Wembley per commentare una partita era la fine degli anni ‘80. Si giocava la finale di Coppa di Inghilterra, Liverpool - Everton. Quando arrivai mi trovai immerso in una moltitudine di persone, tutte con addosso magliette rosse o blu e sventolanti bandiere delle rispettive squadre. Mentre nello stadio risuonavano le note di God Save the Queen. Mi vengono ancora i brividi

Una nota curiosa

Non certo brividi sono quelli che Massimo Caputi ha invece provato nel corso di una telecronaca durante i Campionati del Mondo Usa 1994. “Si giocava Argentina – Romania a Pasadena, il caldo era a dir poco imbarazzante. Giacomo Bulgarelli ed io fummo costretti a fare la telecronaca con i cartoni sulla testa, continuamente bagnati per resistere ad una temperatura resa ancora più torrida dall’uso delle cuffie. Figurarsi che il cronometro che aveva posto al mio fianco sul tavolino dove facevamo la telecronaca si disciolse nell’arco di 10 minuti

Hillsborough, tragedia inaspettata

Accanto a ricordi da brividi e momenti curiosi, anche momenti difficili che hanno però rafforzato la tempra del grande conduttore. 15 aprile 1989, all'Hillsborough Stadium di Sheffield, si gioca la semifinale della Coppa di Inghilterra tra Liverpool e Nottingham Forest. Una poco felice gestione degli accessi provoca la morte di 96 persone. “Eravamo a Roma - ricorda Massimo Caputi - Ci siamo trovati a dovere raccontare una tragedia inaspettata, non essere direttamente sul posto rendeva tutto più difficile"

Telecronaca, alla base la consapevolezza dell'importanza delle parole

Una situazione che ha colto il conduttore e l'intero studio impreparati ma alla quale bisognava prontamente reagire per dare agli ascoltatori il giusto feedback, con la professionalità di sempre. "Una difficoltà oggettiva che si andava ad aggiungere ad una drammaticità poco consona ad una partita di calcio. Mentre cercavamo di avere le maggiori informazioni possibili per poter raccontare quella tragedia, dovevamo trovare le parole giuste, pesare le notizie. Quella esperienza mi ha insegnato quanto bisogna essere consapevoli dell’importanza delle parole che si usano, per trasmettere nel modo giusto emozioni ed informazioni"

Commento a due voci, telecronaca rivoluzionata

Anni '90, il momento magico del nostro calcio ci porta ad essere tra le nazioni più vincenti. E Telemontecarlo si fa trovare pronta, le telecronache cambiano volto. Con Telemontecarlo abbiamo aperto una nuova era del commento dello sport, non solo del calcio - evidenzia Massimo Caputi - Abbiamo sdoganato e reso una costante il commento a due voci, tra un giornalista ed un esperto. Due tipi di narrazione che si integravano tra loro, a corollario dell’evento abbiamo inserito l’inviato da bordo campo ed i migliori highlights sia nell'intervallo sia a fine della partita” Un cambiamento del quale Massimo Caputi ed i suoi compagni di viaggio, Giacomo Bulgarelli in primis, sono stati interpreti eccellenti.

Bulgarelli e Caputi: innovativi negli anni '90, oggi ancora attuali

Un cambiamento che hanno invece “subito” è stato quello del passaggio dall’analogico al digitale. “Prima di questo passaggio, per prepararmi una partita, dovevo comprarmi libri internazionali e farmi l’album delle figurine delle Nazionali per vedere i visi dei giocatori e poterli poi riconoscere nel corso della telecronaca. Informazioni che oggi, con l’avvento del digitale, si recuperano in tempo reale. Basta un click sul computer. Ma le telecronache che abbiamo fatto Giacomo Bulgarelli ed io rimangono ancora attuali. Avevamo ritmo, affiatamento, competenza. Quanto fatto negli anni ‘90 era innovativo, in anticipo sui tempi. Oggi saremmo ancora in grado di tenere il passo"

Altafini e Bulgarelli, compagni di viaggio ugualmente importanti

Josè Altafini e Giacomo Bulgarelli sono stati, per Massimo Caputi, due straordinari compagni di viaggio. Tanto diversi tra loro caratterialmente, quanto ugualmente importanti nello sviluppo della carriera. “Con Josè ho iniziato la prima parte della mia carriera a Telemontecarlo, con lui ho commentato le partite del Campionato del Mondo 1990” Esperienza culminata nella telecronaca della finale Italia-Inghilterra, valida per il terzo e quarto posto. "Con Giacomo Bulgarelli il sodalizio è invece durato per nove anni, dal 1991 al 2000. Un arco temporale che fa la differenza. Ma da entrambi ho appreso molto

La genialità di Altafini e la visione di insieme di Bulgarelli, dietro il microfono come in campo

Josè sapeva descrivere e cogliere determinati aspetti, soprattutto della fase offensiva. Ti spiegava il motivo di un dato comportamento in campo, nella telecronaca trasportava la genialità e l’improvvisazione del bomber che agisce d’astuzia. Giacomo invece aveva una visione di insieme sull’andamento della gara e sul suo aspetto tattico. Commentava come se stesse giocando in campo, da mente pensante e ingegnere di centrocampo che fa muovere la squadra e sa mettersi al suo servizio

Bulgarelli e Di Marzio, portatori di umanità e disponibilità

Non ultimo nei pensieri del telecronista romano, un altro ex del nostro calcio, recentemente scomparso. “Dopo la scomparsa di Giacomo, quella di Gianni Di Marzio è un altro grande dolore per me. Se Giacomo Bulgarelli è stato fondamentale per la mia crescita umana e professionale, Gianni Di Marzio aveva una conoscenza ed una capacità di raccontare il calcio come pochi. Entrambi mi hanno insegnato la saggezza, la capacità di andare oltre e di vivere le cose con la giusta serietà ma anche con quella leggerezza che a volte è necessaria, soprattutto quando si parla di calcio. Portatori di umanità e disponibilità, mi hanno aiutato a comprendere meglio cosa è la vita

Troppa spettacolarizzazione nel calcio di oggi, la partita deve essere l'unica protagonista

Umanità, una qualità oggi troppo spesso dimenticata. “Personalmente ritengo che oggi ci sia un eccesso di spettacolarizzazione nel modo di fare telecronaca. Si utilizzano aggettivi esagerati per una partita, il commentatore assurge troppo spesso al ruolo di protagonista. Ben venga che un commentatore personalizzi il suo stile, ma la partita deve rimanere l’unica protagonista

Dare uno sguardo al passato, per interpretare al meglio il presente

Eccesso di spettacolarizzazione e di protagonismo, mali del calcio attuale. Per recuperare quella umanità che Giacomo Bulgarelli e Massimo Caputi trasmettevano nelle loro telecronache è quanto mai necessaria una maggiore consapevolezza del passato. Per meglio interpretare il presente. “Manca la vicinanza ai protagonisti, come ai tempi di Telemontecarlo. Giusto andare avanti - conclude Massimo Caputi - ma il passato ci serve per capire ciò che stiamo vivendo e viverlo meglio. Il passato serve a questo, ci dà forza ed esperienza