Una vita senza corsa. Un futuro distopico nel quale è vietata ogni attività fisica. E’ questa l'immagine evocata da Max Monteforte, running coach ed ex azzurro di ultramaratona, e Marco Raffaelli, blogger ed articolista con la passione del running. Autori di Rorara, il romanzo edito da Purosangue il cui titolo trae spunto da un antichissimo popolo messicano, ancora oggi esistente, che si sposta solo correndo. Rivolto a tutti, il libro è un grido di speranza. Per tornare, attraverso la corsa, a prendere in mano le chiavi del nostro destino. Un monito ispiratore, nelle pagine del libro, arricchito dalle illustrazioni di Leonardo Spina, il running è descritto soprattutto come una via di fuga. L’intervista a Max Monteforte.

Rorara, racconto di un futuro distopico

Rorara racconta un futuro nel quale la Terra è controllata da entità occulte che hanno geneticamente modificato i processi di produzione agricola e controllano la popolazione ed il dispendio energetico dei singoli individui. "Una situazione per certi versi orwelliana - spiega Max Monteforte, coautore del libro - Risultato dello squilibrio tra crescita demografica e disponibilità di risorse. Frutto di un dissennato stile di vita che ha messo in ginocchio il nostro Pianeta

Un grido di speranza

In questo contesto, i protagonisti del racconto lanciano un grido di speranza: Rorara. “E’ un invito a fare la nostra parte per cambiare le cose, un inno alla corsa come possibilità di riprendere in mano le chiavi del nostro destino e recuperare l’equilibrio del nostro vivere quotidiano

Un libro non solo per gli sportivi

Un libro rivolto non solo a chi ama lo sport e ha intenzione di continuare a farlo. "Ambientato in un contesto sociale, scientifico e culturale - precisa Max Monteforte - mette in discussione gli equilibri mente-corpo-natura” Non un libro di fantascienza, piuttosto la messa in scena di soluzioni alla ricerca di quelle emozioni e consapevolezze relazionali, con sé e con gli altri, che solo la corsa può dare. “Dobbiamo ritrovare quel benessere che l’umanità ha smarrito da tempo, correre fa bene alla nostra mente. L’idea non è quella di trasformarci tutti in top runner ma di dare la possibilità, a chi lo vorrà, di trovare un nuovo rapporto col proprio corpo

Mettersi alla prova, per tornare a credere in noi stessi

Dobbiamo tornare a mettere alla prova noi stessi - ribadisce Max Monteforte - la nostra capacità di andare oltre le nostre possibilità ed i nostri limiti. Raggiungere un obiettivo per fissare subito un altro. Mettere alla prova noi stessi e la propria mente. Per rigenerarsi e tornare a credere in noi stessi. Tutto questo attraverso la corsa si può fare, si deve tornare a fare

Roger Ballister, un esempio

L’esempio arriva da Roger Gilbert Bannister, l’atleta che il 6 maggio 1954 abbassò per primo il muro dei 4’ sul miglio. “Un muro che all’epoca sembrava invalicabile e che aveva visto impegnati i migliori mezzofondisti dell'epoca, senza successo. Nel momento in cui lui riuscì a fare quel salto, in pochi mesi altri sei o sette atleti realizzarono un tempo migliore

Emil Zatopek, mistica della fatica

Tutto ciò costa fatica, certo. Ma la fatica viene letta come la nostra necessaria compagnia di viaggio. “Basta pensare ad Emil Zatopek, la locomotiva umana. Colui che ha esaltato la fatica, capace di vincere nella stessa Olimpiade 5000 metri, 10000 metri e maratona. La sua espressione affaticata, intento a macinare chilometri e a vincere tutte le gare dell’epoca, è emblematica

Rorara, un monito per non sbagliare

Rorara vuole essere un invito a tornare ad appassionarci alla corsa, un gesto che ha reso l’uomo libero. Ad ispirare gli autori, un antichissimo popolo messicano ancora oggi esistente. Nella loro lingua, Rorara significa piede. “E’ un popolo che si è sempre spostato correndo” La corsa, elemento che da sempre accompagna l’uomo. “Siamo nati corridori per istinto di sopravvivenza, abbiamo continuato a farlo per piacere. Per poi farlo per salute. Oggi più che mai dobbiamo farlo per salvare l’ecosistema del pianeta. Rorara è un monito, per non sbagliare ancora

Un gesto di libertà

Abbiamo sovvertito la vera essenza dell’uomo. In un mondo sempre in movimento la scelta obbligata di un mondo futurista è quello di stare fermi, un vero paradosso. Ci sono persone che a 50 anni non hanno mai corso, per la società è una vera sconfitta. Tornare ad appassionarci alla corsa significa appassionarci ad un gesto che ha reso l’uomo libero” Come è successo a Terry Fox, il ragazzo canadese che ha attraversato il suo Paese per raccogliere fondi a favore della lotta contro il cancro. “Questo ragazzo, nella sua malattia, attraverso la corsa, è diventato una persona libera

Tre protagonisti, attraverso le loro vicende si racconta il futuro

Il libro si snoda attraverso le vicende dei tre protagonisti che rappresentano la scienza, la natura e la fisicità. Attraverso le loro vicende si racconta il futuro, le loro emozioni sono raccontate dalle illustrazioni di Leonardo Spina. “Ci siamo chiesti come sarebbe il mondo se non si potesse correre. Con Rorara spingiamo alla naturalità, vogliamo stimolare il rispetto dell’ambiente ed invitare alla attività fisica

I campioni del passato, fonti ispiratrice

Ci sono campioni che ispirano, più di altri. Le loro imprese, esempi immortali. "Salvatore Antibo - rammenta Max Monteforte - con la sua dinamicità riuscì ad essere imprevedibile come un keniano” Non era etiope, ma ha certo lasciato un segno nel mondo della corsa l’etiope Abebe Bikila, indimenticabile campione degli anni ‘60. “I suoi piedi nudi illuminarono la notte romana in una Olimpiade che passò alla storia” La mente corre ora ad un altro campione di casa nostra, Alberto Cova. "Le sue incredibili volate - conclude Max Monteforte - sono la perfetta immagine di quello slancio vitale con la quale concludere gli ultimi metri che ci separano dall'obiettivo"