Resilience, tante volte una parola può far trapelare tanti aspetti. La storia di Stefania Zandonella, classe 1990, è una di quelle dove la forza mentale e il carattere prevalgono.

Tra la primavera e l’estate, coltiva fin da bambina la passione verso lo sport ma nello specifico verso lo sci riuscendo ad arrivare nella nazionale italiana e partecipando a gare di coppa Europa e un mondiale junior. Lo sport l’ha vista protagonista anche nel dopo sci quando conosce Cadel Evans e inizia la sua avventura al fianco dell'ex corridore compiendo viaggi in bici e sognando di vivere in Australia.

Stefania, sino al 2010 ha gareggiato a livello junior nello sci, ma cosa si è bloccato in quell'anno da dire stop?

Purtroppo, come è da “prassi” nello sci alpino, nel 2010 è arrivato l’infortunio al ginocchio che mi ha costretta a fermarmi per un periodo, ma nello stesso tempo la squadra nazionale mi ha abbandonata, dicendomi che non ci sarebbe stato più posto per me. Riuscire quindi ad allenarsi senza una buona squadra non era facile. Purtroppo mia madre è mancata nello stesso periodo e decisi così di appendere gli sci al chiodo e iniziare una nuova vita diventando maestra di sci e allenatrice.

Si può dire che il suo percorso da piccola non sia stato dei migliori, anzi subendo bullismo per  fattori estetici, come è riuscita a superare appunto le avversità?

Mia madre Linda non era per nulla una montanara, non sapeva nemmeno sciare, originaria delle Mauritius, venne in Europa appena ventenne e piano piano si radicò in Italia. Conobbe così mio padre e decisero di sposarsi ed avere una famiglia proprio a Cortina. Linda, conosciuta da tutti, era una delle prime donne di colore a vivere nel paesino ed io e mio fratello di conseguenza eravamo “diversi” dagli altri. Posso dire di essere stata bullizzata soprattutto nella adolescenza perché ero in carne, mulatta e con le labbra carnose. Sembra un paradosso per la società e periodo in cui viviamo adesso, ma in quel periodo e in un contesto così chiuso, il fatto di essere così, ricevere dei commenti negativi ha alimentato in me una bassissima autostima

Posso dire che grazie allo sport sono riuscita a superare quel periodo, piano piano arrivarono i risultati importanti, due campionati italiani vinti in super gigante e in slalom gigante nella categoria aspiranti e piano piano qualche sassolino dalle scarpe me lo sono tolta.

Arriviamo ad oggi dove mi ritrovo ad aver realizzato uno dei sogni della mia vita che è quello di essere mamma di due figli insieme ad un uomo e un papà straordinario. Questa è la mia rivincita! 


Quanto è stato difficile scegliere il nome del bambino tra lei e Cadel ?

Cadel ed io abbiamo due figli, Aidan Lee di due anni e Blake Lee di soli 6 mesi. È stato abbastanza semplice decidere i nomi perché abbiamo subito optato per nomi gallesi, come quello del papà. Ci sono piaciuti sin da subito ed io ho fortemente voluto dare ad entrambi il secondo nome di Cadel che è Lee.


Si può dire che ha vissuto il dopo Cadel, ma rivive mai momenti di corse passate con lui ?

Cadel ed io ci siamo conosciuti proprio al termine della sua carriera sportiva, io lo conoscevo di nome perché in quegli anni lavoravo nel team dello sponsor della maglia azzurra (Banca Mediolanum) al Giro d’Italia. 

Non parliamo così spesso della sua carriera, Ogni tanto riviviamo il passato, come per esempio per i dieci anni dalla vittoria del Mondiale su strada Di Mendrisio 2009, ho voluto ripercorrere lo stesso circuito insieme a lui e a nostro figlio Aidan trainato da me e la mia e-bike nel carretto per la bici. Viviamo a pochi passi da quel traguardo del mondiale ed ogni volta che ci passo mi emoziono per lui.

La competitività, a partire dalla casa e fuori in bici, in questi anni l'ha visto cambiato o è sempre competitivo su tutto ?

Competitività sì ma con se stesso. Questa è la cosa che non ha mai cambiato come la passione che nutre ancora per la bici. 

Ama sfidare se stesso, gli piace uscire in bici, trovo che per lui sia terapeutico. Con due bambini piccoli il tempo per stare in sella è davvero poco rispetto a prima ma lui lo sfrutta al meglio. Per noi è importante fare attività ogni giorno, per ricaricare le pile e quindi ci alterniamo con i bambini. Abbiamo un ottimo equilibrio. 


I viaggi fatti fino ad ora sono dei punti di partenza? Cosa avete in mente per  il  futuro? 

Fino a poco fa viaggiavamo spesso, seguivamo Cadel un po’ dappertutto e trascorrevamo maggiormente il nostro tempo tra la Svizzera, Cortina e l’Australia soprattutto per la “Cadel Evans Great Ocean Road Race” che si svolge normalmente a fine Gennaio. 

Il nostro sogno è quello di poter un giorno trascorrere la nostra vecchiaia in Australia e per ora dove c’è la famiglia c’è Casa

Intervista di Leonardo Serra