L'ultima impresa del milanese Walter D’Angelo, nuotatore della Canottieri Baldesio, è quella di nuotare per 100 km nel Po. L'appuntamento, inizialmente programmato per il 29 giugno, è ora fissato per il 13 luglio.

Il ritrovo è previsto nelle prime ore di sabato 13 luglio, con arrivo intorno alle 19:00 a Bagnolo S. Vito (Mantova), nella località Correggio Micheli.

«Questa è un'impresa notevole - dice D'Angelo - perché detengo già iil record del Po. Circa 25 anni fa, un nuotatore aveva percorso circa 50 km. Nel 2019 ho portato la distanza a 80 km, percorrendoli in 9 ore e 18 minuti, e adesso vorrei migliorare questo record, raggiungendo i 100 km. Poi bisogna vedere: la mia idea era quella di partire da Cremona e arrivare proprio dove il Po sfocia nel mare. Mi hanno detto che non è semplicissimo da fare a livello organizzativo».

L'evento è organizzato con l'AssoPO ASD di Cremona, presieduta da Alberto Lancetti, mentre Ornella Perongini si occuperà di rifornire il nuotatore ogni ora circa con alimenti a base di carboidrati, grassi e proteine, oltre a integratori salini.

«Dovrei nuotare dalle 10 alle 12 ore, mentre per arrivare al mare forse impiegherei 18-20 ore, e credo sia vietato nuotare durante la notte».

Quando gli si chiede perché si cimenti in queste imprese, non ha dubbi: la parola chiave è divertimento.

«Nasce innanzitutto per divertimento, perché mi piace fare queste cose non lunghissime, devo essere sincero. Parto con un entusiasmo pazzesco, dopo 5-6 ore penso: 'ma quando è che si arriva?'. Dopo un po' mi annoio. L'entusiasmo iniziale è pazzesco. Poi, piano piano, non vedo l'ora di arrivare». La domanda sorge spontanea: cosa si pensa durante tutte quelle ore?

«Ad esempio, c'è un mio amico che nuota, non è veloce come me, non fa queste lunghe distanze, ma sono discrete e lui, addirittura, per passare il tempo, conta le bracciate. Una cosa alienante, che io non ho mai fatto. Quando mi alleno, conto le vasche. Quando faccio queste imprese, cosa penso? Qualcuno mi ha chiesto: 'ma non metti le cuffiette per ascoltare la musica?' No, perché mi distrarrei troppo. Ho studiato pianoforte e fatto il conservatorio, quindi mi concentrerei sulla musica, non sul nuoto. Devo concentrarmi sulla nuotata, sulla tecnica e sull'obiettivo da raggiungere. Devo controllare la barca che mi segue, mi concentro sull'obiettivo. Non vedo l'ora di arrivare perché c'è gente che mi aspetta. Mi godo la mia nuotata e penso anche a risparmiare energie, a nuotare correttamente con il minimo dispendio energetico».

C'è poi una preparazione fisica, ma anche e soprattutto mentale.

«La mente gioca un ruolo fondamentale. L'allenamento avviene gradualmente, non mi alleno tanto, non ho il tempo e diventerebbe troppo alienante per me. Comincio al massimo tre mesi prima, con un allenamento più blando, partendo da 2000 metri e facendo tre allenamenti alla settimana. La punta massima toccata è stata di 12 chilometri: faccio 1-2 allenamenti di 12 chilometri, tutti gli altri sono sotto 12 chilometri e mezzo, dieci, nove, otto, sette. Di solito utilizzo questo metodo, aumento di circa due, trecento metri per allenamento. Se vedo che sono un po' indietro, magari aumento di cinquecento metri. Nei tre mesi prima dell'impresa do il massimo, se ho degli impegni li metto da parte».

Alla base di tutto, ci sono tanta convinzione e nessuna paura, anche se sul Po ci saranno diversi fattori esterni: non a caso l'impresa era fissata per il 29 giugno ed è stata spostata al 13 luglio a causa delle piogge che hanno alzato il livello dell'acqua. Gli organizzatori gli hanno consigliato di spostare il tentativo per la sicurezza di tutti.

«Ci ho riflettuto e li ho ascoltati. Ho già affrontato situazioni difficili, come quando ho fatto la Manica in staffetta: quel giorno c'erano onde alte un metro e noi siamo stati male sulla barca, abbiamo vomitato. Ho già passato esperienze spiacevoli durante le mie traversate. Ho attraversato lo stretto di Messina sei volte consecutive: una volta, la persona che accompagnava i nuotatori si arrabbiò perché ero arrivato 20 minuti in ritardo, rischiando di incontrare forti correnti. Alla fine ce l'ho fatta, sono arrivato mezz'ora prima che arrivassero queste correnti forti.

Nel Po, il problema è l'acqua torbida: non si vede la mano a 30 centimetri di profondità. L'acqua è marrone, e adesso è peggio, con tutti i detriti ancora di più. Mi preoccupa la temperatura, che l'altro giorno era di 21 gradi: fresca, ma non fredda. Sono campione mondiale in acque gelide per la mia età, però di velocità. Ho gareggiato a Tallinn, a marzo, con l'acqua a un grado e mezzo e la temperatura esterna a meno 2 gradi. Uno non allenato direbbe 'sei pazzo, io qui dentro non entro': ho fatto la mia gara e ho vinto il record mondiale della mia categoria. In questo caso, si tratta di stare in acqua per 11-12 ore. Utilizzerò comunque la muta perché non devo fallire. Quando faccio un'impresa, il mio obiettivo è portarla a termine. Non dico 'ci provo, vediamo cosa succede'. Entro in acqua perché voglio completare l'impresa».

D'Angelo continua perché non è ancora appagato. Pur non amando gli allenamenti, li fa per riuscire nei suoi intenti: le sue non sono semplici tentativi, ma obiettivi da raggiungere.

«Trovo gli allenamenti molto noiosi, ma so che mi fanno bene. Questo è l'unico sport che pratico perché non ho il tempo di fare altro. Oltre all'obiettivo finale dell'impresa, c'è la motivazione. Nel momento dell'impresa sono emozionato e contento. Perché continuo? Perché è la mia passione e voglio raggiungere dei traguardi».