Ripartenza. Dopo la serie A mordi e fuggi, il Milano riparte dalla serie B che ha lasciato due anni fa e che nel frattempo, vista l’abolizione della A2, è tornata ad essere serie cadetta. Due anni che tutto sommato non hanno trasformato sostanzialmente la squadra rossoblù, pronta a ripartire con un organico molto simile a quello che ha conquistato l’ultima promozione nel 2020. Così come la guida tecnica è rimasta immutata nelle mani di Marco Fraschetti, 56 anni, secondo manager più anziano della storia rossoblù (solo Piero Bonetti ha guidato lo United fino a 59 anni), pronto ad affrontare la sua sesta stagione in panchina, che gli consentirà di eguagliare l’attuale direttore tecnico Raoul Pasotto, a sua volta allenatore del Milano dal 2003 al 2008. Davanti a loro soltanto Passarotto (7 campionati), Mazzotti (8) e l’inarrivabile Cameroni (17).

Sabato l’opening game al Kennedy contro il Codogno. Come si riparte?

“Si riparte con entusiasmo – assicura Fraschetti -, anche se non era affatto scontato. Non posso negare che abbiamo passato un brutto inverno, perché l’ultima stagione non è stata per niente positiva e ha lasciato uno strascico pesante. E ritrovare la voglia e la concentrazione necessarie per ripartire dal basso era la cosa più difficile. Però devo dire che i ragazzi hanno risposto bene, siamo arrivati al via della stagione con grande entusiasmo. Abbiamo anche cercato di cambiare qualcosa nella preparazione e voglio credere che adesso possano arrivare i risultati e le prestazioni che ci auspichiamo”.

Difficile anche ricaricare l’ambiente con una squadra che non si è molto rinnovata. Pensavi di poter contare su qualcuno in più?

“La squadra è sostanzialmente quella dello scorso anno, ma abbiamo due pitcher stranieri nuovi, Garavito e Mergans, che potranno darci una grossa mano nella seconda partita. E poi stiamo lavorando per dare spazio e fiducia a tre giovani interessanti come Fanelli, Meazza e Marelli che possono portare una ventata di aria nuova in più”.

Il Milano è una squadra sostanzialmente giovane che però ha già bisogno di rinnovarsi. Come si spiega?

“No, non possiamo continuare a dire, ogni anno, che siamo una squadra giovane. Ormai questo discorso non vale più. Certo, non siamo una squadra di trentenni, ma nemmeno di bambini. Il più giovane è mio figlio Luca che ha 20 anni. E a 20 anni, anche se non sei un giocatore finito, hai già tutto per poter dimostrare il tuo valore. Però diciamo che c’è sempre bisogno di un ricambio, anche per stimolare chi pensa di poter avere il posto garantito. Così puntiamo su questi ragazzi, due usciti dal nostro vivaio e uno che viene da Lodi, per guardare anche al futuro più lontano. Non solo, ma io terrò d’occhio anche i giovani della Under e della serie C, perché non è da escludere che entro la fine dell’anno possa salire qualcun altro a giocare qualche inning in prima squadra ”.

L’arrivo di Marelli da Lodi può servire anche ad aprire la strada ad altri giovani della Lombardia

“Sì, sulla carta sarebbe sempre un bel progetto, però è anche vero che, a torto o a ragione, molti guardano sempre a casa propria. E oltre tutto, con Parma vicina, è anche difficile poter attrarre i migliori giovani su un progetto lombardo”.

Quali saranno gli avversari da battere per tornare in A?

“Sulla carta tutti, perché non dovremo sottovalutare nessuno. Mi auguro solo che un anno in serie A abbia fatto maturare i nostri giocatori. E spero che possano mettere in campo questa esperienza. L’anno scorso, anche se eravamo in serie A, ho seguito attentamente il campionato di B e posso dire che non sarà facile giocare contro molte di queste squadre. Dovremo cercare di battere tutti e sette gli avversari se vorremo arrivare ai playoff. E a quel punto saremo di fronte alle partite che contano”.

Battere tutti, a partire dal Codogno avversario di sabato al Kennedy. Subito una sfida impegnativa…

“Sì, contro il Codogno negli ultimi anni abbiamo sempre faticato tantissimo. E ci è già capitato di aprire la stagione proprio contro di loro. Anche il Codogno ha tanti giovani di valore ed è una delle squadre più interessanti della serie B. Per questo saranno subito due partite difficili”.

L’esordio in casa nel weekend di Pasqua e in un Kennedy che stiamo lentamente e faticosamente recuperando. Che impressione hai del tuo vecchio campo?

“Diciamo che negli ultimi due anni ha fatto un bel passo avanti. Grazie all’intervento della Fibs, ma anche grazie alla cura con cui lo stiamo trattando. Adesso possiamo dire che sta tornando ad essere un campo da serie A che meriterebbe un livello e un pubblico adeguato. Certo, restano ancora molte cose da fare, i lavori negli spogliatoi da completare, un restyling delle tribune e il ripristino delle luci per poterci allenare adeguatamente. Ma l’impatto visivo, soprattutto per chi non lo frequentasse da qualche anno, è già di primo livello”.