Il Trofeo Città di Milano 2023 non si farà, una decisione presa a malincuore e soprattutto contro, di fatto, nessuno. Manca un colpevole, manca qualcuno con cui prendersela: «Non c’erano le condizioni, soprattutto considerando che a Milano c’è un grosso problema di impianti sportivi da risolvere». Tuona così Roberto Del Bianco, Consigliere Federale della Federazione Italiana Nuoto e Presidente della Società Nuotatori Milanesi, che organizza la manifestazione. L’evento era in programma il 17 e 18 marzo presso la piscina comunale «Samuele» di via Mecenate, in gestione alla Federazione italiana nuoto (Fin) Lombardia. Si disputeranno regolarmente, invece, le sessioni dedicate ai giovani.

Signor Del Bianco, ci spiega cos’è successo?

«La decima edizione sembra non voler arrivare mai. Certo, ne abbiamo organizzate nove ma con fatica, la piscina Samuele non è una piscina, è un magazzino, una cantina».

Una storia interrotta con la pandemia, quella del Trofeo Città di Milano...

«Avevamo organizzato tutto nel 2020, poi la pandemia ha chiuso tutto; un peccato, avevamo anche i voli e gli hotel già prenotati per gente di livello, come Sarah Sjöström. Nel 2021 eravamo ancora sotto covid, mentre nel 2022 ne stavamo uscendo. Peccato, quest’anno avevamo nomi importanti come David Popovici, forse il nuotatore più importante al mondo oggi».

E anche tutta la nazionale italiana

«Esatto. La Federazione internazionale aveva riconosciuto il Trofeo Città di Milano 2023 come valido per ottenere il tempo di qualificazione ai campionati del mondo, unica manifestazione assieme agli Assoluti di aprile e al trofeo Settecolli di Roma. Era occasione per gli atleti sia per fare il tempo, sia per limare la condizione ad un mese dagli Assoluti».

E quindi, cos’è successo?

«Non è colpa di nessuno, se vogliamo; anche perché non sappiamo più con chi prendercela. Forse col fatto che non ci siano piscine degne di questo nome a Milano... comunque è successo che dovevano finire dei lavori, ma poi è mancato il presidente del comitato regionale lombardo, che aveva le redini in mano di tutto, e ha portato ad una mancanza di governance; avevamo però avuto la garanzia, dalla direzione dei lavori, che per metà gennaio sarebbe stato tutto pronto. Ma alla fine, oltre ai ritardi delle ditte coinvolte, son venute fuori magagne storiche nella struttura della piscina. A Milano le persone vanno lì, nuotano e si spogliano nei container... è normale questo? Che immagine diamo con le persone che vengono dall’estero e trovano situazioni di questo tipo?».

Una soluzione quale potrebbe essere?

«Al momento non c’è. A Milano le piscine non sono date a società ma a Milanosport che ha nello statuto l’obiettivo non il fare agonismo. Io ho girato il mondo, dalla Siria al Giappone fino al Nord Europa, ogni paese ha 5-6 impianti per gli atleti. Anche in Italia, ci mancherebbe, ci sono esempi virtuosi come Reggio Calabria e Lamezia Terme. Ma a Milano no, non c’è».

Avete pensato anche di portare via il Trofeo Città di Milano dalla città?

«Certo. Anche se bisogna ammettere: che colpa hanno gli amministratori di oggi? Quanto fanno loro ricadrà solo tra qualche anno, oggi non hanno colpe, gestiscono una situazione pregressa. Abbiamo pensato di portare il trofeo a  Busto Arsizio, dove c’è una bella piscina coperta di 50 metri: e anche a Lodi; ma nel primo caso non era possibile perché mancava l’omologazione ai blocchi partenza, a Lodi andava molto bene e non c’erano criticità, ma Lodi non è Milano, in tutti i sensi. Per gli spostamenti, senza macchina è quasi impossibile arrivarci; e per gli alberghi, introvabili. Alla fine abbiamo optato per l’unica scelta possibile, con disagio e dispiacere».

Ci riproverete l’anno prossimo?

«In modo ancora più caparbio, più deciso e preparato; gli sponsor ci conoscono, sanno che siamo un gruppo di lavoro molto più coeso e sanno già che l’anno prossimo faremo una gran cosa».

Ma come si può fare per risolvere il problema delle piscine a Milano?

«Io ricordo che già nel 1972 si parlava di un ipotetico polo natatorio a Milano, con tanto di coinvolgimento dell’architetto Pino Zoppini. Poi, si sa, costruire una piscina ha un costo importante, che forse nessuno vuole accollarsi. Ben inteso, le mie parole non sono contro nessuno, ma è impossibile che a Milano esista solo una piscina con un nome tale, che è quella privata della Bocconi».